Quando siamo stati
ammessi ad esprimere davanti al Comitato regionale per la V.I.A. le ragioni del
no all’impianto per l’estrazione e la raffinazione del gas a valle della diga
di Bomba, oltre gli effetti di inquinamento, abbiamo sottolineato con forza gli
effetti della subsidenza, ma lo abbiamo fatto ponendo tale inevitabile
conseguenza dell’estrazione in relazione alla fragilità del suolo in tutta la
zona circostante il lago di Bomba. Insomma abbiamo messo in luce che tutta la zona è da sempre investita da
frane e perciò l’abbassamento del suolo in seguito all’estrazione del gas può
innescare fenomeni catastrofici, mettendo anche a repentaglio la stabilità del
diga. E tuttavia, nella sintesi redatta dal Comitato di quanto era stato detto
in sede di V.I.A., si è omesso di parlare di frane.
Agli immemori vogliamo ricordare quanto i
cittadini di quel territorio sanno fin troppo bene. Per non andare troppo
indietro nel tempo, cominciamo con la frana del 1819, che travolse metà del
paese di Bomba.
Ci fu poi quella del
1929 ed ancora una volta mezzo paese fu trascinato a valle: fu allora che
costruirono i tre ordini di arconi che continuano a sostenere l’abitato.
Nel 1973 una frana
travolse il comune di Colledimezzo e costrinse l’Impresa INCISA, che stava
realizzando il tratto di strada di Fondovalle Sangro, a rifare il progetto
scavando una lunga galleria da Bomba a Colledimezzo.
In quell’anno era stato
terminato un imponente viadotto sulla superstrada e che aveva le fondamenta in
un’area detta Lago Maurino. In questa occasione i contadini della zona avevano
detto ai costruttori che era una follia poggiare sul quel terreno, pieno di
torrenti sotterranei, gli imponenti piloni del viadotto, ma gli ingegneri
avevano risposto che sulla base delle analisi fatte il terreno di posa risultava sicuro. Appena
l’opera fu terminata, una frana sotterranea spezzò uno dei piloni centrali del
viadotto che, successivamente fu fatto crollare. Sul posto restano le macerie
di un viadotto spezzato in due parti, autentico monumento all’umana insipienza.
Questi resti si trovano a poche centinaia di metri dall’area Forest. Allora bisognò fare una grande curva per
baipassare il viadotto e la strada è rimasta così ormai a 40 anni dal
disastroso evento.
Tra il 1974 e 1975 ci
fu una ennesima grande frana da Buonanotte (oggi Montebello sul Sangro) a
Pennadomo che spezzò e travolse la strada di collegamento tra Pennadomo e Villa
S. Maria. La strada non si è mai potuta aggiustare perché la frana è sempre in
movimento.
Un’ultima frana, nel
1992, ha di nuovo investito a monte il paese di Bomba e solo per l’intervento
immediato, con numerosi mezzi meccanici,
si è riusciti a circoscrivere il fenomeno franoso che aveva già lambito le
prime abitazioni.
Sempre nel 92 L’AGIP rinunciò alla concessione
per l’alta sismicità della zona, per l’estrema fragilità geologica del
territorio e per il fondato timore di compromettere la stabilità della diga.
La strada di accesso
alla diga è del tutto dissestata.
Anche la strada ricostruita nel 2009 sul lungolago tra Bomba
e Colledimezzo, per i Giochi del Mediterraneo, è per larghi tratti già franata.
E’ proprio vero che non
c’è peggior sordo…
L’espressione “sfasciume pendulo” con cui
Giustino Fortunato indicò la Calabria, si adatta perfettamente al territorio
circostante il lago di Bomba. Per scongiurare il pericolo che le estrazioni
scatenino nuove frane, la soluzione indicata dalla Forest di… aumentare il
numero dei sensori, appare ridicola. Ed anzi a tal riguardo la superficialità
della Forest appare sconcertante. Ed infatti intende insediarsi in un
territorio di cui mostra di non sapere
nulla, tant’è vero che si affanna ad assicurare che l’abbassamento del terreno
sarebbe di poco conto, ma nulla dice, nei documenti prodotti e nelle 90 pagine
del ricorso T.A.R., sui pericoli derivanti dalle caratteristiche geologiche
dell’area, risultanti da eventi degli ultimi due secoli.
E nelle dichiarazioni
alla stampa, l’amministratore delegato Giorgio Mazzenga usa anche qualche
plateale bugia, cioè che il gemello dell’impianto che si vuole realizzare a Bomba è stato costruito
a Cupello senza alcun problema. La verità l’aveva già
detta in incontri con i cittadini di Bomba e cioè che un impianto similare
esiste solo nel Texas, a ben 500 miglia dal più vicino centro abitato.
La Forest infine ha dichiarato alla stampa di
essere restata “allibita” per i toni della manifestazione da parte degli
ambientalisti davanti agli Uffici regionali. In verità di ambientalisti ce
n’erano pochi, poiché si trattava soprattutto di cittadini di Bomba e del
Sangro giustamente preoccupati di non essere ascoltati, come già accaduto per
il viadotto.
Per tutto quanto sopra
detto, siamo convinti che il comitato per la V.I.A. non si rimangerà il parere
negativo espresso sul progetto in questione, salvo che voglia assumersi ben più
gravi responsabilità di quelle risibili prospettate dalla Forest Oil.