sabato 17 settembre 2011

Terra bruciata PUBBLICHIAMO DA "Costituente per il Parco Nazionale della Costa Teatina"


<iframe width="420" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/7xxnlE0QqoM" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>
Per tutta l'estate ci siamo sentiti dire che avrebbero bruciato le riserve.

Questa sera, ultimo di un lungo elenco, è scoppiato un incendio DOLOSO a Punta Aderci.

E' DOLOSO perchè nulla brucia da solo dopo il tramonto.

E' DOLOSO perchè ci sono almeno tre focolai molto distanti e contemporanei.

Pochi vogliono distruggere e lo fanno senza coscienza, senza etica, senza futuro. Ingordi, avari e egoisti. Comandano nell'ombra ed altri appiccano il fuoco perchè gli hanno detto di fare così, indifferenti come chi lancia le pietre dal cavalcavia.

Sanno però di avere già perso e fanno terra bruciata come gli eserciti in fuga.

Stasera vi vogliamo solo augurare che un giorno, negli occhi dei vostri figli, finalmente possiate capire.

Noi saremo altrove, continuando assieme a costruire un mondo migliore, e voi dovrete sputarvi in faccia da soli.
Comunicato stampa Costituente VogliAmo il Parco

Fino a un paio di mesi fa il Senatore Di Stefano ripeteva ovunque di voler abrogare il Parco per legge. La risposta che gli abbiamo dato è stata semplicemente: "Se proprio ci tiene lo faccia, il suo partito è al governo". Ora vuole invece un referendum, seguito in questo da Confindustria. La risposta è ancora la stessa.
A questo punto anche noi vorremmo fare delle domande.
Come mai ci si pensa solo adesso, a 18 giorni dalla scadenza? Come mai si propone una "soluzione" che non ha alcun valore formale, trattandosi di una competenza dello Stato come già ripetuto dalla Corte Costituzionale quando bocciò il ricorso della giunta regionale di centrodestra nel 2002. Una "soluzione" che - a parte i tempi - è impossibile perché non si può chiedere un parere su una legge dello Stato; sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico: come chiedere se si è favorevoli all'aumento dell'IVA o ai limiti di velocità (strano che un senatore non sappia certe cose).
Questo referendum quindi non si farà, e questo ci dispiace perché siamo sicuri che avrebbe dimostrato che esiste una maggioranza favorevole al Parco, chiarendo così le idee a molti.
Confindustria propone il referendum perché sembra preoccupata del perimetro del Parco. Non sa che su questo il Ministero ha chiesto da anni il parere ai Comuni, e non sono i cittadini a dover fare queste valutazioni tecniche? Sono i Comuni a scegliere se lasciare fuori l'area di stoccaggio dei furgoni o includerla in zona D. Se non lo avranno fatto il 30/9 lo farà il Ministero, a che servirebbe il referendum?
Però l'idea di Confindustria è buona. Ci sono molti settori su cui regione e comuni hanno invece potere reale, progetti che hanno pesanti impatti ambientali e sanitari di cui però i cittadini non sono mai stati informati ne tantomeno consultati dai loro amministratori. Molti di questi progetti sono sostenuti da Confindustria.
Proponiamo allora alcune consultazioni popolari, certi che Paolo Primavera e gli altri politici, una volta scelta la strada della democrazia diretta, non si tirino indietro:
La discarica di amianto di Ortona;
Il pozzo Gagliarda 1 Dir a Ortona;
La centrale turbogas di Ortona;
La ricerca di idrocarburi in Adriatico
Le centrali a biomasse di Treglio, Ortona, Vasto;
L'impianto di estrazione di gas sotto il lago di Bomba con annessa raffineria;
La centrale termoelettrica a olio di palma di Vasto;
L'apertura anticipata della caccia;
I ripascimenti;
La variazione al PRG per il resort all-inclusive di S. Vito Chietino;
Gli inceneritori per i rifiuti in tutto l’Abruzzo;
La realizzazione di nuovi porti a S.Vito e a Vasto;
e l'elenco sarebbe ancora molto lungo.
Qualcuno potrebbe però obiettare che a Torino di Sangro c'è stato un "referendum", per cui è bene informare su come sono andate le cose.
Un'impiegata scriveva nome e cognome del votante su un registro e vicino si doveva apporre una firma per il si o per il no. Chi votava dopo poteva conoscere il parere di chi lo aveva preceduto. Chiunque può accedere agli atti.
Potevano votare anche i non residenti a patto che avessero attività produttive a Torino di Sangro (non si sa come questo venisse accertato).
Il clima nei confronti dei favorevoli non era dei migliori. Eravamo allora nella fase in cui si diceva che sarebbero state requisite le terre, bloccati i trattori e chiusi i frantoi. Difficile anche aprire bocca con questi argomenti (falsi) contro.
Ci sono stati in tutto 777 votanti con 738 no e 39 si. Si tratta del 31% calcolato però sul numero ufficiale degli elettori e non sul numero di chi avrebbe potuto votare (comprendente tutti coloro con attività produttive nel Comune). Il dato vero sull'affluenza dovrebbe quindi essere molto minore ma non possiamo calcolarlo perché nessuno sa il numero di chi poteva votare.
Per confronto: ai recenti referendum nazionali, a Torino di Sangro hanno votato 1543 persone corrispondenti al 62,9% degli aventi diritto.
Ognuno può così giudicare da solo, noi facciamo solo notare che chi qualche mese fa basava la sua lotta politica sul non raggiungimento del quorum del 50% ora gioisce per un 31% ottenuto nella maniera che abbiamo descritto.
Ripetiamolo: parlare oggi di referendum serve solo a perdere altro tempo aspettando il Commissario, continuando a non prendere una decisione obbligata ma scomoda per qualcuno. Parlarne serve solo a dire: "Noi vi volevamo dare la possibilità democratica di decidere (falso) ma lo Stato ci ha imposto un'altra scelta (anche questo falso)".
La Costituente VogliAmo Il Parco

venerdì 17 giugno 2011

DAL BLOG DI MARIA RITA D'ORSOGNA: DEDICATO A CHI FA FINTA DI NON CAPIRE E NON SAPERE





ARTICOLO DELLA PROF.SSA MARIA RITA D'ORSOGNA
Cancer alley, Louisiana - 100 miglia di morte
Thursday, June 16, 2011
Cancer Alley, Louisiana
Factor that into the cost of gasoline.
Make the companies pay for that.
See how much a gallon of fuel costs.
People ask me why I do what I do.
Do I tell them the truth?
Do I tell them that I grew up hating oil companies?
Do I tell them that hatred is what fueled me?

Everywhere that oil is processed this happens.
There is a cancer alley in New Jersey.
There is a cancer alley in California
There is a cancer alley in Nigeria.
Those people suffer just as much.

Josh Tickell, Fuel the movie

La nonna che l'ha cresciuto
e' morta di cancro, a Cancer Alley in Louisiana.

Tutti conosciamo la Louisiana per lo scoppio del pozzo di petrolio Macondo, esattamente un anno fa. Ma la Louisiana e' anche lo stato americano che processa piu' petrolio, in cui ci sono piu' raffinerie, piu' monnezza tossica pro capite e forse piu' inquinamento diffuso.

La parola "alley" in inglese puo' essere tradotta in italiano come corridoio, o calle. La parola cancer invece non ha bisogno di traduzione.

Cancer Alley e' una zona di circa 100 miglia lungo il Mississippi fra le citta' di New Orleans e Baton Rouge cosi' chiamata dal 1987 perche' esiste un proliferare di morti di tumori di ogni genere, rari, infantili e comuni.

Prima era chiamata "petrochemical corridor", giusto per capire da dove vengono tutti quei tumori. Ce ne sono circa 300, fra fabbriche chimiche, di plastica, di fertilizzanti e appunto raffinerie, tutte nate sulla scia dell'industria petrolchimica.

Svariati decenni fa, una serie di incentivi fiscali, incoraggio' il proliferare di queste industrie, e questo e' il risultato: la Louisiana e' la raffineria d'America. Ci abitano 4 milioni e mezzo di persone, e producono circa 5 miliardi di rifiuti tossici l'anno.

C'e' una citta' dove i tassi di tumori rari sono 1 su settemila. La media nazionale e' 1 su milione.

Hanno malattie mai registrate prima, danni di fertilita', aborti spontanei, danni alla nascita, tutti danni "moderni" che prima non avevano. Ci sono tassi elevati di tumori ai polmoni, di colon, prostata, melanomi e seno.

Gli inquinanti hanno elevato i tassi di tossicita' nell'aria e nell'acqua.

Il livello di diossina nel sangue dei residenti di alcune comunita' e' tre volte la media nazionale.

Nella sola citta' di Convent, furono rilasciati 10 milioni di chilogrammi di tossine.

Nella citta' di Ella 2/3 della popolazione e' stata contaminata dall'arsenico e dal cloruro di vinile.

La citta' di Morrisonville era cosi' contaminata che le ditte petrolifere l'hanno comprata e rasa al suolo. Tutto quello che resta e' il cimitero che c'e' in alto.

Cancer Alley e' stata inserita nell'elenco delle zone piu' inquinate del mondo
da Greenpeace.

Delle 10 industrie piu' inquinanti della Louisiana, la maggioranza raffinerie, sette sono lungo Cancer Alley.

E chi ci abita a Cancer Alley? Purtroppo come sempre qui negli USA per le forti differenze sociali, ci abitano in prevalenza neri e latini, poveri. Spesso sono poco istruiti. Come da copione, i petrolieri - fra cui la Shell che opera una delle fabbriche piu' inquinanti - dicono che i tassi sono minori, e che la colpa e' il fumo di sigarette e tante altre belle cose.

Loro sono dei santi.

E' cosi in tutto il mondo. All'inzio pensavo che fosse solo l'ENI "cattiva" e che volesse venire fra i campi della mia infanzia a distruggere tutto. Invece e' cosi dappertutto, anche in America.

Qui immagini raccapriccianti, nel paese piu' ricco del mondo. Una cosa vergognosa.

Sta a noi cittadini saperlo prima e darci da fare. Perche' i petrolieri - e tutti gli altri tipi di speculatori a dire il vero - non guardano in faccia a nessuno. Dopo il primo pozzo viene il secondo, il decimo, il centesimo. Dopo il primo tubo, arriva il secondo centro oli, la terza raffineria.

Prima o poi arriva inevitabile la Cancer Alley.

Ecco qui, allora, il film Fuel di Josh Tickell, del 2008.

martedì 14 giugno 2011

NON CI METTONO GIUDIZIO - MENO 2 ANNI ALLE PROSSIME ELEZIONI



PETROLIZZAZIONE, CHIODI E LA SUA MAGGIORANZA A PAROLE SONO CONTRO, NEI FATTI A FAVORE
pubblicata da Carlo Costantini il giorno martedì 14 giugno 2011 alle ore 16.16

Abbiamo da poco votato in Consiglio Regionale una risoluzione urgente che avevo presentato per impegnare Chiodi a fare ricorso al Tar contro il permesso di ricerca per idrocarburi n. d.505 B.R., richiesto dalla società Petrolceltic, sul quale il Ministro dell'Ambiente ha espresso giudizio positivo. In buona sostanza l'Abruzzo avrebbe dovuto fare quello che ha fatto la Regione Puglia e quello che hanno fatto numerosi altri Comuni che si battono contro la deriva petrolifera in Adriatico.

Era un modo per costringere Chiodi e la sua maggioranza a passare dalle chiacchiere ai fatti.

L'esito del voto ha rilevato però che le chiacchiere di Chiodi e del PdL restano chiacchiere.

Hanno votato a favore del ricorso al Tar: Costantini, Acerbo, Caramanico, D'Alessandro Cesare, D'Amico, Di Pangrazio, Milano, Palomba, Paolini, Ruffini, Saia, Sclocco e Sulpizio.

Hanno votato contro: Argirò, Castiglione, Chiavaroli Federica, Chiavaroli Riccardo, Chiodi, De Fanis, De Matteis, Di Bastiano, Di Matteo, Di Paolo, Febbo, Gatti, Iampieri, Morra, Nasuti, Petri, Prospero, Ricciuti, Sospiri, Venturoni e Verì”.

sabato 11 giugno 2011

REFERENDUM - SPERIAMO CHE DIO ESISTA...


REFERENDUM: UN'ASSOCIAZIONE A FEBBO, ''A 16 ANNI GIA' VOTAVI?''

Mauro Febbo, in una lettera Giustino Zulli lo prende di mira
CHIETI - "Gli ambienti vaticani sono in forte fibrillazione: da un momento all'altro aspettano le critiche al Santo Padre dell'assessore regionale all'Agricoltura Mauro Febbo che, dopo aver bacchettato il Vescovo di Chieti Bruno Forte, sicuramente avrà preparato un duro comunicato di condanna per le parole pronunciate da papa Joseph Ratzinger sulle energie rinnovabili".
Inizia così Giustino Zulli, presidente dell'associazione politica e culturale "Chieti, Città Futura", la sua ironica lettera nella quale prende di mira Mauro Febbo che, nei giorni scorsi, aveva richiamato il titolare della diocesi teatina a una "maggiore neutralità sull'argomento referendum".
"Sembra che ci siano frenetici tentativi di mettersi in contatto, da parte del segretario di Stato del Vaticano cardinale Tarcisio Bertone, con il presidente Gianni Chiodi per implorarlo di convincere Febbo a non esternare le sue condanne. Si teme - aggiunge Zulli - un preoccupante stato di tensione tra le due sponde del Tevere che si sta cercando di evitare".
"Mauro Febbo, da fine intellettuale di destra qual è, è salito in cattedra per fare una lezioncina di storia a Bruno Forte - prosegue Zulli - ricordandogli tutti i precedenti referendum e le posizioni della Chiesa cattolica che, forse, ha dimenticato".
Quindi il passaggio più sarcastico: "Poi, aggiunge una chicca. Ricorda, da cattolico quale si professa, di aver votato contro il divorzio nel referendum del 12 e 13 maggio 1974. Mauro Febbo, come sanno gli storici che stanno raccogliendo i documenti necessari per scrivere la sua biografia per testimoniare ai posteri il contributo politico dato per la crescita del Comune di Chieti, di cui è stato assessore, della Provincia di Chieti, di cui è stato presidente e ora della Regione, di cui è assessore e di cui potrebbe essere il futuro presidente, non si sa mai, è nato il 5 ottobre 1958. Il 12 e 13 maggio 1974, quando si è votato, aveva poco meno di 16 anni".
"Evidentemente - afferma Zulli - per consentirgli di esprimere il suo dissenso per il divorzio, debbono avergli fatto una deroga 'ad Febbum'. Forse è stato questo enfant prodige della politica teatina a spianare la strada alle 'leggi ad personam' che sinora hanno consentito a Silvio Berlusconi di non presentarsi davanti ai giudici. Anche per questo - conclude - e senza tirare la tonaca a papi e vescovi, bisognerà andare a votare e votare 4 sì ai referendum che si svolgeranno il 12 e 13 giugno prossimi".
11 Giugno 2011 - 19:04 -

venerdì 10 giugno 2011

LA DEMOCRAZIA DELLA FOREST

Oggi 10 giugno abbiamo letto sui principali giornali locali che la Forest Oil, per voce del suo general manager in Italia, il signor Mazzenga, rivendicherebbe la necessità di un ulteriore confronto, per non aver potuto spiegare le proprie ragioni sul progetto di estrazione e lavorazione del gas nel comune di Bomba, durante il convegno del 5 giugno scorso.
Sarebbe rammaricata perché ai tecnici del progetto non sarebbe stato dato il modo di spiegare la totale sicurezza dell’impianto(?).
Sottolineando la propria disponibilità al dialogo, purchè civile(!).
La protesta popolare avrebbe oscurato la “limpidezza” del progetto e la propria legittimità (!!!).
Per noi, che al convegno c’eravamo, le cose sono andate diversamente.
La proprietà, nonostante le proteste vibranti, ha avuto l’occasione, unica e irripetibile, di blandire l’opinione pubblica con la propria arringa difensiva, tecnicamente ed inesorabilmente smontata dal dottor Colonna, Presidente del Comitato bombese contro la raffineria.
L’aspetto incontrovertibile della vicenda è che di fronte alla domanda “In quale altra parte del mondo esiste un impianto della Forest con le stesse caratteristiche di quello che dovrebbe sorgere a Bomba a poche centinaia di metri in linea d’aria dalle prime case?” la risposta è stata, dopo attimi di penoso silenzio, “In Texas, in pieno deserto” (!!!!!!!!)
Ciò che negli Stati Uniti si può fare nel deserto qui la Forest pretende di farlo “democraticamente” in un’area antropizzata e con il rischio della subsidenza in prossimità di una diga, con 80 milioni di metri cubi d’acqua.
Senza vergogna il signor Mazzenga e crediamo, se i nostri amministratori regionali non vogliono 5.000 persone inferocite a L’Aquila, senza speranza!

giovedì 9 giugno 2011

SE LA SUONA , SE LA CANTA, SI CONFESSA, DAVANTI A SE STESSO.



ARTICOLO PUBBLICATO DALLA "DOMENICA D'ABRUZZO" DOVE L'ING. DI NUNZIO E' L'AMMINISTRATORE DELEGATO.
CI CHIEDEVAMO COME MAI NON HANNO PUBBLICATO IL NOSTRO ARTICOLO INVIATO AL DIRETTORE MESI FA. FORSE NON C'ERA SPAZIO O SE NE SARANNO DIMENTICATI, A VOLTE PUO' SUCCEDERE. SIETE SCUSATI IN ANTICIPO. SALUTI NUOVO SENSO CIVICO

Treglio, il progetto biomasse a Berlino
Di Nunzio
La centrale a biomasse di Treglio verrà presentata, giovedì 9 giugno, al 17esimo Congresso Europeo sulle biomasse, che si svolge a Berlino. Ne parlerà il progettista Antonio Di Nunzio, che ne illustrerà i vantaggi. «La biomassa – spiega Di Nunzio – agevola il lavoro nei campi. I contadini, infatti raccolgono i residui delle potature delle viti e degli ulivi e li portano nella centrale a biomassa, che alimenta un impianto di produzione di energia elettrica e termica in modo da rendere possibile lo spegnimento di tante piccole caldaie presenti nel territorio. È quindi una centrale termoelettrica alimentata da una fonte rinnovabile che produce energia e i suoi parametri vengono controllati 24 ore su 24 dall'Arta».

Il progetto della centrale di Treglio trae origine da uno studio di fattibilità del 2005 «e rappresenta un momento importante perché è la prima volta – ha aggiunto Di Nunzio – che si mette in piedi una filiera agro energetica corta per la potatura delle viti e degli ulivi, grazie all'accordo con tutte le associazioni agricole».

La presenza della GCT srl – Gestione Calore Treglio, a Berlino, rappresenta un punto a favore per la centrale, oggetto di critiche da parte di un gruppo di ambientalisti abruzzesi sulla scia delle contestazioni scatenatesi attorno al Centro Oli di Ortona. La comunità scientifica europea riunita in Germania riconosce, quindi, la validità della centrale.
redazione 8 giug
ANDRA'A RACCONTARE LA FAVOLA DEL TELERISCALDAMENTO DI TREGLIO, FAVOLE APPUNTO...

martedì 7 giugno 2011

BIOMASSE - A PENSARE MALE SI FA PECCATO, MA QUASI SEMPRE CI SI AZZECCA...



Traffico illecito di rifiuti, quattro gli arresti nel pavese tra cui il patron del Riso Scotti

ultimo aggiornamento: 07 giugno, ore 16:37
Milano - (Adnkronos) - Al centro delle indagini la centrale elettrica della Scotti, dove secondo l'accusa, non si bruciavano biomasse ma rifiuti di vario tipo, alcuni dei quali classificati pericolosi. Insieme a Scotti ai domiciliari, le manette sono scattate anche tre funzionari del Gse, il gestore dei servizi energetici

Milano, 7 giu. (Adnkronos) - E' stato arrestato Angelo Dario Scotti, presidente e amministratore delegato del gruppo Riso Scotti, da questa mattina agli arresti domiciliari. Al centro dell'indagine vi è la centrale elettrica della Scotti a Pavia, dove secondo l'accusa, non si bruciavano biomasse, ma rifiuti di vario tipo, alcuni dei quali classificati pericolosi. Insieme a Scotti sono stati arrestati anche tre funzionari del Gse, gestore dei servizi energetici, la società pubblica che deve gestire gli incentivi per la produzione di elettricita' da fonti rinnovabili. Le misure di custodia cautelare sono state emesse dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Milano, Stefania Donadeo e sono state eseguite dal Corpo Forestale dello Stato, in collaborazione con personale della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato di Roma.

Agli indagati sono contestati i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, frode in pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri dell'ufficio, e altre condotte illecite, commessi nel territorio pavese e altrove nel periodo compreso tra gli anni 2005 e 2010. Le stesse violazioni di legge sono contestate ad altri funzionari pubblici e soggetti privati. A carico degli indagati l'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo di somme di denaro e altre utilità per un valore equivalente ai profitti derivanti dalla commissione dei reati pari a circa 17 milioni di euro. Le indagini sono state dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, competente in materia di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Bocassini. In carcere è stato tradotto Franco Centili, funzionario del Gestore dei Servizi Energetici - Gse di Roma. Ai domiciliari, oltre ad Angelo Dario Scotti, Vice Presidente del CdA di Riso Scotti Energia - Rse , nonché Presidente del CdA e Amministratore delegato di Riso Scotti S.p.A., società proprietaria di fatto di R.S.E, sono finiti Andrea Raffaelli, funzionario del G.S.E. di Roma, Elio Nicola Ostellino, consulente esterno di Assoelettrica, Nicola Farina, commercialista di fiducia del Gruppo Scotti con studio in Milano.
A livello territoriale l'attività investigativa è stata sviluppata dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Pavia del Corpo forestale dello Stato in collaborazione con i colleghi della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato di Roma, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Pavia. Dalle precedenti indagini di polizia giudiziaria, già nei mesi scorsi, era emerso i che presso l'impianto di coincenerimento Riso Scotti Energia, autorizzato inizialmente per l'impiego esclusivo di lolla di riso e altre biomasse, e successivamente, con provvedimenti autorizzativi della Provincia e della Regione di dubbia legittimità, anche all'incenerimento di variegate tipologie di rifiuti, erano stati conferiti per l'incenerimento ingenti quantitativi di rifiuti, anche pericolosi, non conformi alle autorizzazioni sia per tipologia che per la presenza di inquinanti in misura superiore ai valori limite fissati dalle normative di settore. In tal modo Rse poteva cedere al Gestore dei Servizi Energetici di Roma, usufruendo di sovvenzioni pubbliche e quindi ad un prezzo superiore a quello di mercato, energia elettrica falsamente qualificata come derivante da fonti rinnovabili-biomasse, ricavando indebiti profitti pari ad almeno 28 milioni di euro.
Nel novembre scorso l'Autorità Giudiziaria aveva emesso 7 misure di arresti domiciliari nei confronti di altrettanti indagati e aveva disposto il sequestro preventivo dell'impianto di coincenerimento di Rse. Dalle intercettazioni era emerso il tentativo di Rse, avvallato e sostenuto dalla proprietà, di risolvere in modo favorevole alla Società il contenzioso maturato con il Gse attraverso l'intervento di persone amiche, dipendenti o collaboratori della pubblica amministrazione in grado di modificare o annullare le determinazioni sfavorevoli assunte dal Gse. La pratica Gse/Rse sarebbe, infatti, stata ''sbloccata positivamente'' (vale a dire che erano stati mantenuti gli incentivi economici di cui era stata in precedenza chiesta la restituzione) grazie all'intervento di Franco Centili, all'epoca dei fatti funzionario del G.S.E. e, a seguito di pensionamento, consulente esterno del Gestore pubblico, in stretto contatto con Nicola Ostellino, consulente in materia energetica, soggetto molto influente che nel corso di una conversazione afferma chiaramente di avere ''tutto il Gse lubrificato''.
Le circostanze emerse dalle indagini sono state confermate dagli interrogatori degli indagati Giorgio Radice, e Giorgio Francescone, rispettivamente presidente del cda e direttore tecnico di Rse. Radice ha ammesso di avere pagato, per risolvere il contenzioso con il Gse, consistenti somme di denaro in contante a favore di funzionari del Gse, con il pieno avallo e sostegno del proprietario di Rse Angelo Dario Scotti, e in particolare di avere pagato complessivamente 115.000 euro (100.000 a Franco Centili e 15.000 a Andrea Raffaelli), aggiungendo che al momento del suo arresto restava da pagare a Centili l'ultima tranche di 15.000 euro. Ha poi confermato di essersi rivolto anche a Nicola Ostellino per farsi assistere nel contenzioso, senza avere versato a quest'ultimo, in modo diretto, somme di denaro. Anche Francescone ha confermato il pagamento di tangenti a Centili, aggiungendo che l'esborso di denaro è stato giustificato attraverso il pagamento di una fattura a favore di una societa' ''off shore'' per una consulenza in materia energetica. Al fine di monetizzare la somma necessaria il commercialista di fiducia del Gruppo Scotti Nicola Farina provvedeva a pianificare una operazione meramente finanziaria, individuando in una società statunitense il soggetto al quale la società Rse avrebbe apparentemente commissionato una fittizia consulenza per un progetto relativo alla realizzazione di un impianto termoelettrico per un corrispettivo di circa 140 mila euro. All'esito di tale operazione Rse riotteneva la somma in contanti, al netto delle provvigioni trattenute dalla Società compiacente, e poteva provvedere ai pagamenti in nero.

lunedì 6 giugno 2011

PUBBLICHIAMO COMUNICATO DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE FRANCO MORONI (PDL) CON DELEGA ALLE PROBLEMATICHE DEL PETROLIO IN MERITO ALLA QUESTIONE "BOMBA"



REFERENDUM




giovedì 9 giugno 2011, alle ore 20,30, presso il Ristorante “Il Ritrovo” in C.da Saletti di Paglieta, si terrà un’assemblea pubblica sui temi referendari. Sarà presente il nostro CARLO SPERA, autore di tante inchieste ed opere sul nucleare.
Venerdì 10 giugno 2011, alle ore 20,30, presso il Pub Oxygen di Paglieta si terrà un’assemblea pubblica sempre sui temi referendari, sarà presente il Dott. GIOVANNI DAMIANI
già Direttore Nazionale dell’Agenzia Naz. Protezione ambientale – Autorità di sicurezza nucleare in Italia

sabato 4 giugno 2011

SPERIAMO CHE I NOSTRI RAPPRESENTANTI POLITICI ABBIANO FATTO DELLE BUONE VACANZE IN OLANDA E IL PAESAGGIO SIA STATO DI LORO GRADIMENTO


Vorremmo proporre ai nostri rappresentanti politici favorevoli al Centro oli di Bomba, di andare ad abitare nei pressi della raffineria , leggermente a valle della diga, tanto è sicura, la subsidenza non potrà mai farla crollare. Ovviamente con le loro famiglie, figli compresi, il paesaggio è incantevole, si mangia benissimo, c'è la superstrada che permette di spostarsi velocemente, perchè loro lavorano tutti i giorni per risolvere i problemi che quotidianamente affliggono noi cittadini.
MA SOPRATTUTTO L'ARIA CHE SI RESPIRA E' SOPRAFFINA.
BEATI LORO CHE SE LO POSSONO PERMETTERE!!!

venerdì 3 giugno 2011

La Festa di domani 4 giugno (sabato) per i referendum Acqua e Nucleare.
A mezzanotte festeggeremo il compleanno dell'acquedotto di Lanciano (ricorderemo, con allegria e determinazione, l'arrivo dell'acqua alla fontana di piazza Plebiscito, fontana oggi posta nel prato d'ingresso della Villa Comunale).

Domenica, dalle ore 15,30, i cittadini di ogni età dipingeranno gli spazi già segnalati, ed altri ancora, sui tabelloni del referendum di Lanciano.



Il lago di Bomba, senza la raffineria della Forest Oil

Thursday, June 2, 2011
Il Centro Oli di Bomba
Ecco qui la lista delle osservazioni mandate piu di un anno fa dai cittadini contro la centrale della Forest Oil a Bomba secondo il trattato di Aarhus che afferma che la volonta' popolare e' vincolante in tema di ambiente.

In data 5 Giugno 2011 la Forest Oil incontrera' la cittadinanza di Bomba nella sala Pluriuso del Comune per illustrare il suo controverso progetto di estrazione e raffinazione di idrocarburi ai piedi dell'omonimo lago.

Nel comunicato si afferma - in barba alle piu' elementari leggi della fisica, della chimica e della logica - che l'impianto di desolforazione previsto avra' impatti pressoche' nulli sul territorio e che portera' solo benefici alla citta' e alla regione.

Noi, cittadini indipendenti e non pagati da nessuno, non ci crediamo e ricordiamo che il desolforatore della Forest Oil e' semplicemente una variante del Centro Oli di Ortona. Non crediamo alla propaganda della Forest Oil per questi motivi:

1. Il direttore della Forest Oil International Ronald Brown nel 2008 aveva affermato ai suoi investitori americani che la zona presenta molte similitudini con il Vajont e che proprio per questo l'ENI aveva rinuciato a trivellare il lago, una zona idrogeologicamente fragilissima e gia' sottoposta a fenomeni di frane e di smottamenti.

2. Nel suo rapporto di VIA analizzato in dettaglio, la Forest Oil aveva affermato candidamente che le emissioni sarebbero state superiori a quanto previsto dalle gia' larga legislazione italiana.

3. La provincia di Chieti, attraverso le dichiarazioni del suo presidente di provincia, Enrico di Giuseppantonio, ha gia' manifestato di essere contro ogni tipo di trivellazione selvaggia sul territorio d'Abruzzo perche' incompatibili con le aspirazioni dei suoi residenti.

4. Centinaia di lettere di opposizione sono state mandate agli uffici di VIA della regione Abruzzo di Antonio Sorgi da parte di comitati, scienziati liberi, tecnici, commercianti, esponenti della chiesa, secondo quanto previsto dal trattato di Aarhus che afferma che la volonta' popolare e' vincolante. Le lettere hanno messo in evidenza le ripercussioni negative dell'impianto della Forest Oil a Bomba per tutti i portatori di interesse.

E' la storia che si ripete - tal quale - del Centro Oli di Ortona, in cui la ditta proponente cerca di far passare per utile alla collettivita' un progetto che serve solo alle loro speculazioni di industriali stranieri che non conoscono nulla dell'Abruzzo.

Esortiamo l'assessore all'ambiente Eugenio Caporrella, il presidente della provincia di Chieti Enrico di Giuseppantonio, il sindaco di Bomba Donato Di Santo e il reposabile VIA Antonio Sorgi a farsi interpreti seri e onesti della volonta' popolare perche'l'Italia e' una democrazia e non un campo di gas aperto a speculatori senza scrupoli venuti chissa' da dove.

Infine, invitiamo tutti ad attivarsi perche' non possono esistere cittadini di serie A e di serie B. Se il centro Oli non era giusto per Ortona non puo' nemmeno esserlo per Bomba, e per nessuna altra localita' d'Abruzzo.
Bookmark and Share
Posted by maria rita at 11:49 PM

sabato 28 maggio 2011

A proposito delle elezioni lancianesi

Cari amici di Nuovo Senso Civico,
molti ci hanno chiesto da che parte stiamo o chi appoggiamo in questa campagna elettorale lancianese.
Il nostro movimento ha fatto della trasversalità la sua bandiera, che non significa non prendere posizioni, anzi, significa affrontare le emergenze cercando convergenze a destra e a sinistra senza sconti per nessuno. Questo, secondo il mio modesto parere, fa la forza di un vero movimento civico.
Noi non abbiamo etichette o padroni, NSC è patrimonio di tutti.
Il nostro obiettivo è di scomparire al più presto perché le problematiche che affrontiamo quotidianamente scompaiano dai nostri orizzonti e soprattutto che sia la politica, eletta dai cittadini, a governare saggiamente, privilegiando il bene comune e non gli interessi particolari.
Più che una posizione, NSC vuole chiedere ai due schieramenti che si contrappongono, che tipo di politica e quali provvedimenti intendono adottare per salvaguardare la SALUTE dei propri concittadini, messa a serio rischio dall’inquinamento delle nostre città e da alcuni imprenditori senza scrupoli, che per aumentare i propri profitti, passano sulla pelle di noi cittadini.
E’ in merito alle loro risposte che, NON NOI, ma i cittadini prenderanno una posizione.

Alessandro Lanci – presidente di Nuovo Senso Civico


Questa per noi è la TRASVERSALITA'

mercoledì 25 maggio 2011

A CHI NON CI CREDEVA - ABRUZZESI BATTONO PETROLIERI 2-0


Dedichiamo questa vittoria anche al Presidente di Confindustria Chieti Primavera e al Presidente di Confindustria Abruzzo Angelucci, ricordando loro, pur con tutto il rispetto che giustamente merita la loro organizzazione, che la società e formata da tanti soggetti: industriali (non tutti d'accordo con le tesi di Confindustria in merito la petrolizzazione), liberi professionisti, artigiani, commercianti, impiegati, operai, studenti, bambini, anziani ecc.
Deve sempre prevalere il bene comune e non solo gli interessi particolari a discapito di quelli generali.
Le battaglie, quando sono giuste, in democrazia prima o poi si vincono.
Come amiamo ripetere "Le uniche battaglie perse sono quelle che si abbandonano"
Questi risultato si possono ottenere solo con la partecipazione, ognuno come può e come si sente. Non aspettiamoci mai che qualcunaltro si preoccupi di noi, del nostro futuro, della nostra salute.
Antonello Tiracchia domenica 8 maggio ha pronunciato queste parole a Treglio "Se non abbiamo il coraggio di difendere la salute dei nostri figli e delle nostre famiglie o non vale nulla la salute dei nostri figli o non valiamo niente noi"

giovedì 5 maggio 2011

DOMENICA 8 MAGGIO MANIFESTAZIONE CONTRO L'INCENERITORE DI TREGLIO

Domenica, difendiamo la nostra salute e quella dei nostri figli.
Non aspettiamo che sia sempre qualcun'altro ad occuparci di noi.
Il nostro destino è nelle nostre mani, non facciamo gli indifferenti, l'indifferenza a volte può fare brutti scherzi.
Partecipiamo alla manifestazione contro l'inquinamento dell'aria che ogni giorno provoca nuovi malati con gravi patologie.
Ritrovo ore 16.00, incrocio dell'area artigianale di Lanciano in via per Treglio (vicino Moda Metallica).
Diffondete questo invito: telefono, email, sms, passaparola.

domenica 1 maggio 2011

MANIFESTAZIONE NAZIONALE SABATO 7 MAGGIO


Chi ha la possibilità di partecipare e non vuole o può andare con mezzi propri, stiamo organizzando uno o più autobus che partiranno da Teramo facendo scalo nelle maggiori città della costa.
E' importante prenotare entro mercoledì 4 maggio, mandando una mail a info@nuovosensocivico.it

lunedì 18 aprile 2011

LA DIFFERENZA DA CHI LAVORA PER IL BENE COMUNE E DA CHI LAVORA PER


Mentre in Puglia tutto il Consiglio Regionale, il Presidente Vendola in testa, i Sindaci di destra e di sinistra si mobilitano in difesa del proprio territorio, spronando associazioni e comitati a mobilitarsi, noi in Abruzzo sono tre anni che cerchiamo di ottenere un incontro con il Presidente CHIODI. Abbiamo cercato anche di seguirlo in qualche appuntamento pubblico, con striscioni lunghi fino a 30 metri che recitavano "Presidente Chiuodi perchè non ci riceve?" ma dal Presidente e i suoi colleghi SILENZIO ASSOLUTO.
Amici abruzzesi mentre continuiamo a pagare i loro stipendi, dobbiamo ancora una volta rimboccarci le maniche e fare da soli. Come in ogni ambito lavorativo c'è qualcuno che non fà il proprio dovere, costringendo i più onesti a lavorare anche per loro. NON CANTATE VITTORIA AMICI PETROLIERI, DAVANTI A POCHI FANNULLONI C'E' UN'INTERA REGIONE DI GRANDI LAVORATORI.

DEDICATO A PAOLO PRIMAVERA PRESIDENTE CONFINDUSTRIA CHIETI E A TUTTE LE MICRO COMPAGNIE s.r.l. CHE VORREBBERO PERFORARE IL NOSTRO MARE

venerdì 8 aprile 2011

E' IGNORANZA O MALAFEDE?



Inquinamento: «ogni anno 30 mila attachi d'asma tra adolescenti»

SCANNO. Veicoli, industrie, centrali elettriche, inceneritori e cementifici le principali sorgenti per l'inquinamento atmosferico.
E' quanto emerge dal Congresso di Scanno dove sono riuniti pneumologi ed esperti della tutela ambientale.
«Nonostante si fumi di meno non diminuiscono le patologie polmonari come la BPCO (broncopneumatia cronica ostruttiva) e l' asma», lo sostiene, Mauro Mocci, dell'Associazione medici dell'ambiente.
«Studi internazionali - racconta l'esperto - evidenziano che con l'alzarsi del livello di inquinamento crescono le malattie polmonari e non (infarti, ictus). Sono aumentati i casi di tumori al polmone correlati all'esposizione cronica di inquinanti atmosferici. Uno studio svolto nelle otto maggiori citta' italiane, ha evidenziato che l'inquinamento dell'aria e' responsabile di 30.000 attacchi di asma l'anno nei ragazzi sotto i 15 anni. Esiste - specifica - anche una correlazione inquinamento/ polmonite: il numero dei ricoveri di bambini affetti da polmonite, nell'area metropolitana di Roma, aumenta in rapporto all'innalzamento dei livelli di inquinamento atmosferico».
E di inquinamento si muore: Mocci ricorda, infatti, lo studio MISA2 (Metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico) dove sono stati esaminati (dal 1996 al 2002) gli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico su nove milioni di abitanti: 900 decessi in piu' da polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensione nell'atmosfera sotto forma di particelle microscopiche (PM10); 2000 decessi in piu' da diossido di azoto (NO2) e 1900 decessi in piu' da monossido di carbonio (CO).
«Un altro studio - sottolinea l'esperto dell'associazione medici per l'ambiente - l' EpiAir, (Inquinamento Atmosferico e Salute) del Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, ha messo in risalto che tra gli effetti a lungo termine, concentrazioni medie di particelle fini (PM 10 e PM 2,5) sono state associate ad aumento della mortalita' e declino della funzione polmonare».
«L'aria che respiriamo, i cibi che mangiamo, l'acqua che beviamo, possono essere contaminati da sostanze inquinanti provenienti da varie fonti», sottolinea Mocci e aggiunge: «a fronte della diminuzione che si e' registrata negli ultimi decenni delle concentrazioni di alcuni inquinanti antropici come il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene e il piombo, permangono invece elevati i livelli di ossido di azoto, ozono, diossine, i metalli pesanti, prodotti chimici persistenti e polveri fini ed ultrafini».
«Netta riduzione dell'utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) e dei suoi derivati (incenerimento di plastiche), maggiore sviluppo delle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, termodinamico, idrico, idrogeno...) aumento dei mezzi di trasporto meno inquinanti (metropolitane, tram, auto e bus elettrici, tutti alimentati da fonti rinnovabili), e' la strada da percorrere», conclude Mauro Mocci.
08/04/2011 18.26
Primadanoi.it

MINISTRO PRESTIGIACOMO SENZA NESSUN CONFLITTO DI INTERESSI



Via libera per le trivellazioni alle Isole Tremiti
Le ricerche inizieranno a 26 km di distanza dalle Diomedee

Via libera alla perforazione dei fondali marini al largo della costa termolese. La Petroceltic Elsa, multinazionale irlandese dell’oro nero, potrà realizzare pozzi petroliferi in una zona a soli 26 chilometri dalle isole Tremiti e a una quarantina dal litorale. La svolta è arrivata solo qualche giorno fa e con precisione il 29 marzo scorso, quando il Ministero dell’Ambiente ha ufficializzato il parere positivo per la ricerca di petrolio in mare.
Il rischio che i fondali marini molisani e abruzzesi, ma soprattutto quelli vicini alle Diomedee, vengano squartati dalle perforazioni della società irlandese era balzato alle cronache circa un anno fa, quando proprio dal Comune delle isole Tremiti arrivò un grido d’allarme recepito dall’intera provincia di Foggia. Sull’isola di San Domino si tenne infatti un partecipato consiglio provinciale che convinse il ministro Stefania Prestigiacomo a un parziale dietrofront. Niente autorizzazione e palla di nuovo alla Valutazione di impatto ambientale.
Ma un anno dopo arriva la doccia fredda con il sì definitivo della Prestigiacomo che segue quello del Via e ancora prima, quello dei Beni Culturali. Ora, la ditta potrà acquisire dati petroliferi tramite riflessione sismica e potenzialmente potrà far partire la perforazione di pozzi petroliferi. Le prime risposte preoccupate arrivano dall’Abruzzo, o meglio dagli Stati Uniti. Un sos è stato lanciato dalla professoressa Maria Rita D’Orsogna, docente della California University ma abruzzese d’origine.
«La Petroceltic – spiega - é autorizzata a compiere riflessioni sismiche nel mare, con micro-esplosioni spesso dannosi a cetacei e delfini, per acquisire dati sulla presenza di petrolio nel sottosuolo. In caso positivo, la ditta potrebbe realizzare un pozzo esplorativo, simile ad Ombrina Mare, trivellato nel 2008».
Ma le sue paure non si fermano qui. «La concessione denominata d505 si trova a 40 chilometri dalla costa e a soli 26 chilometri dalle Isole Tremiti. In giacenza presso il ministero ce ne sono altre, su aree più vicine alla riva. Temiamo che il permesso d505 sia solo il primo di una lunga serie e che autorizzarlo innescherà una catena di altri permessi ed autorizzazioni, in mare ed in terraferma».
Da Sannicandro.org
Foggia – La Puglia ripudia il petrolio in mare, il Governo no
Pubblicato: venerdì, 1 aprile 2011 Commenta questo articolo • Nessun commento • Torna alla pagina iniziale
LA Conferenza di Servizi di ieri ha espresso parere negativo della Regione sulla ricerca del petrolio a largo delle coste pugliesi presentata Northern Petroleum. La società petrolifera aveva messo sul tavolo ben 7 progetti con richiesta di Valutazione di Impatto Ambientale per l’esame del rischio sismico, evitando, in tal modo, la valutazione complessiva delle criticità ambientali che possono derivare dall’attività di “prospezione, ricerca e coltivazione” degli idrocarburi. Nel Bollettino del Ministero dello Sviluppo Economico è consultabile l’elenco, approvato dal decreto del 22 ottobre 2010, degli “esplosivi, accessori detonati e dei mezzi di accensione riconosciuti idonei all’impiego nelle attività estrattive”. Sono compresi polveri nere da mina, miscele detonanti per rilievi sismici, cariche cave per pozzi petroliferi e esplosivi di sicurezza utilizzabili in sotterranei grisutosi e/o con polveri infiammabili.
L’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, in conferenza stampa, ha spiegato che la N.P. aveva provveduto a spostare le piattaforme dalle 12 miglia previste in un primo tempo, alle 15 miglia attuali che, pur essendo acque internazionali, costituiscono sempre un’area di interesse economico esclusivo del nostro Paese. “Vedremo – continua l’assessore – se il Ministero per l’Ambiente vorrà ugualmente rilasciare questo permesso, ignorando il rilevantissimo impatto ambientale che, in un corridoio di mare come l’Adriatico avrebbero le piattaforme petrolifere off shore con conseguente attività di desolforazione che verrebbe eseguita il loco, e dovuta all’elevato tenore di zolfo degli idrocarburi adriatici”. (Guarda la notizia su Press Regione Web News).
Il parere espresso dalla Regione risultano, infatti, non vincolanti nella decisione finale, dato che l’esclusività nelle scelte energetiche compete al Governo centrale, con un ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo in chiaro conflitto d’interessi in virtù dei suoi ingenti interessi nell’affare nel petrolio. La Ministra è, infatti, titolare del 21,5% della Fincoe di Casalecchio di Reno (BO), quota che detiene anche sua sorella Maria Pia e il papà Giuseppe, vicepresidente di Confindustria a Siracusa col 10%. I 3 insieme hanno la maggioranza assoluta dell’azienda, holding di famiglia con radici a Bologna ma interessi in Sicilia.
La Fincoe è proprietaria al 99% della Coemi Spa di Priolo (SR), la Coemi controlla il 60% della “Vetroresina Engineering Development” (Ved) di Priolo (SR), il 22,5% della Ved appartiene al Gruppo “Sarplast s.p.a.” di Priolo (SR) di cui Giuseppe Prestigiacomo ha il 6,5%.
La Sarplast dell’attuale ministro dell’ambiente fallì nel 1997 a causa di una serie di incidenti e malattie dei dipendenti e nel 2000 finì sotto inchiesta da parte della Procura di Siracusa con un fascicolo che parla di lesioni colpose. 3 operai hanno avuto figli con malformazioni congenite, altri operai non fumatori si son ritrovati dopo 10 anni polvere nei polmoni, un dipendente morì cadendo da un traliccio, pochi mesi prima un altro dipendente rimase gravemente ferito. Un’irruzione della Polizia nelle aziende dei Prestigiacomo rilevò una serie di violazioni. Queste portarono la Procura di Modica a rinviare a giudizio i gestori per aver inquinato le falde acquifere “con modalità illecite e nocive per l’ecosistema, ma che avrebbe consentito risparmi per decine di milioni di euro”, come si legge nelle carte processuali.
Per bonificare l’area fu chiamato lo stesso Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e lo Stato, nel 2008, mise a disposizione 774 milioni di euro, ma di questi – secondo Giorgio Mottola in un articolo su quotidiano Terra – “solo poco più di 220 milioni sono a carico delle società che hanno provocato”. La Prestigiacomo si ritrovò a rivestire allo stesso tempo il ruolo e di controllore e di controllato.

Il gravissimo incidente occorso quasi un anno fa alla British Petroleum durante operazioni di completamento di pozzi petroliferi in acque profonde del Golfo del Messico, a 30 miglia dalla costa della Louisiana spinse l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola spinse a un convocazione, degli operatori petroliferi offshore (ENI e EDISON) per essere sentiti in merito ai sistemi di sicurezza ed emergenza sulle 115 piattaforme presenti nei mari italiani, sospensione di ogni eventuale nuova autorizzazione alla perforazione di nuovi pozzi di ricerca di petrolio in mare fino alla conclusione degli accertamenti della commissione e a sopralluoghi presso i 3 soli impianti di produzione di petrolio operanti nei mari italiani per una verifica straordinaria dell’efficienza e della funzionalità dei sistemi di sicurezza e dei piani di emergenza previsti. Scajola presentò poi le dimissioni nell’estate 2010 per lo scandalo relativo alla cricca Anemone.
Terminata “l’onda emotiva mediatica” sugli eventi nel Golfo del Messico, sono stati accordati 3 permessi di ricerca di idrocarburi (due tra Taranto e Lecce, uno a Foggia) più 8 permessi di trivellazioni (coltivazioni) accordati dal Ministero dello Sviluppo Economico, Ufficio Nazionale Minerario per gli idrocarburi e le georisorse. Il Bollettino Ufficiale degli idrocarburi N 9 del 31 Ottobre 2010 comprende anche le famigerate ricerche petrolifere off-shore nell’Adriatico operate dalle società Northern Petroleum, Eni e Petroceltic Elsa, il 30,28% del totale viene operata in Puglia, più precisamente tra il braccio di mare ad est delle Isole Tremiti (Foggia) e Molise e tra Brindisi e Lecce.
da Stato Quotidiano

mercoledì 6 aprile 2011

CHI DICE IL FALSO LO SCIENZIATO INDIPENDENTE O IL RAPPRESENTANTE DELL'AZIENDA? NOI UN'OPINIONE L'ABBIAMO E VOI?



CHIEDERESTE AL TABACCAIO SE IL FUMO DI SIGARETTE FACCIA MALE ALLA SALUTE?
ANCHE IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA CHIETI, PAOLO PRIMAVERA, SOSTIENE CHE IL PETROLIO NON INQUINA E NON E' DANNOSO PER LA SALUTE

A PROPOSITO, DOMENICA SERA, ALLE ORE 23,30 NELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA SPECIALE TG1 IN ONDA SU RAI1, CONDOTTA DALLA GIORNALISTA MONICA MAGGIONI, SI E'PARLATO DELLE FONTI ENERGETICHE E DEL LORO INQUINAMENTO. E' EMERSO CHE NEGLI USA LE BIOMASSE SONO CONSIDERATE AL 3° POSTO TRA LE FONTI ENERGETICHE PIU' INQUINANTI.
SARANNO IMPAZZITI ANCHE GLI AMERICANI?

I numeri parlano chiaro, bruciare biomasse per produrre elettricità è la peggiore scelta che possiamo fare se si vuole mantenere buona la qualità dell'aria che respiriamo. Non fa eccezione la centrale alimentata a cippato di legno e sansa disoleata che entrerà in funzione a Lanciano.
In base alle dichiarazioni della ditta che ha realizzato l'impianto, in ogni metro cubo di fumi emessi ci saranno 18 milligrammi di polveri e 300 milligrammi di ossidi di azoto. Nei fumi di una centrale elettrica alimentata a metano gli inquinanti sono presenti a concentrazioni nettamente inferiori: le polveri, in un metro cubo di fumi, sono inferiori a 0,6 milligrammi e gli ossidi di azoto sono compresi tra 30 e 50 milligrammi.
Quindi, affermare che le biomasse sono una fonte di energia "pulita" è falso. Le biomasse inquinano molto di più del metano e in alcuni casi di più del carbone e il motivo è banale: le biomasse hanno un basso potere calorifico e, come solidi, bruciano male, rispetto ad un combustibile gassoso come il metano.
Se poi il confronto con i diversi combustibili disponibili si fa tra la quantità di inquinanti immessi in atmosfera a parità di energia utile prodotta, il bilancio ambientale delle biomasse legnose peggiora ancora di più, in quanto parte del calore deve essere utilizzato per essiccare il cippato e parte dell'energia elettrica serve per sminuzzare il legno da immettere in caldaia; inoltre, nell'impianto di Lanciano, gran parte del calore residuale alla produzione di energia elettrica sarà letteralmente buttato all'aria, invece di essere utilizzato per il teleriscaldamento e il tele raffreddamento.
Il motivo di questo enorme spreco (tra il 60 e il 70% del potere calorifico della biomassa bruciata non è utilizzato) è dovuto al fatto che gli incentivi pubblici ricavati dalle tasse sulle bollette elettriche di tutti gli Italiani, sono dati solo alla produzione di elettricità.
Pertanto, un giudizio oggettivo della situazione che si è venuta a creare, con la scelta di incentivare la combustione delle biomasse, è che chi, pur rispettando i limiti di legge, contribuisce ad un peggioramento della qualità dell'aria intorno a questi impianti, evento evitabile ricorrendo al metano, riceve lauti contributi di danaro pubblico.
Formalmente gli incentivi sono giustificati dalla comune percezione che, bruciando legna, sia neutro il bilancio di anidride carbonica, gas innocuo ma che contribuisce al riscaldamento del Pianeta. Questo significa che si ritiene che quando un albero viene bruciato si restituisca all'atmosfera l'anidride carbonica che l'albero aveva assorbito dall'atmosfera e fissato, sotto forma di cellulosa, nel suo fusto.
Questo bilancio è vero, quando un albero naturalmente muore e lentamente si degrada; non è più vero quando gli alberi sono usati a scopo energetico, in quanto bisogna piantarli, tagliarli, liberarli dai rami, trasportarli alle segherie e di qui alla centrale, operazioni che sono fatte utilizzando combustibili fossili che bruciati producono anidride carbonica fossile. Altro combustibile fossile è anche utilizzato per trasportare le ceneri in discarica.
Inoltre, alcuni studi hanno verificato che nei fumi prodotti dalla combustione della legna è presente anche metano, probabile sotto prodotto della combustione, e il metano ha un potere clima-alterante, dieci volte superiore all'anidride carbonica e le piante per crescere non hanno utilizzato il metano.
Infine, nel caso specifico di Lanciano, la sansa disoleata che si vuole bruciare contiene anche tracce di esano, solvente usato per estrarre l'olio, e questo idrocarburo fossile, che può essere presente nella sansa fino al 30 % in peso, una volta bruciato produce nuova anidride carbonica fossile, destinata ad aumentare la concentrazione di questo gas nell'atmosfera del nostro Pianeta. E anche questo inquinamento è incentivato con danaro "preso dalle tasche dei cittadini".

dr. Federico Valerio
direttore Servizio Chimica Ambientale
Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro.Genova

CENTRO OLI DI VIGGIANO, 20 OPERAI INTOSSICATI. ENI DICE: "E' TUTTO APPOSTO"



In una fabbrica vicina al Centro Olio di Viggiano, la Elbe Sud, 20 operai hanno avvertito ieri, tra le 17,30 e le 18,00 capogiri,nausea e sintomi di vomito. Gli operai sono ricorsi alle cure dei sanitari dell’Ospedale di Villa d’Agri e due operai sono stati tenuti in isolamento sotto stretta osservazione. La CGIL aziendale denuncia l’ennesima fuga di gas dal centro olio di Viggiano situato a soli 150 metri dall’Elba Sud, mentre ENI si affretta a smentire con puntualità cronometrica in modo categorico anomalie nei valori misurati di gas presso il centrio olio di Viggiano che però continua a non rendere pubblici. ENI recentemente ha ricevuto proprio dalla Regione Basilicata l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) con le autorizzazionui alle emissioni in atmosfera e nell’ambiente di enormi quantitativi di elementi inquinanti che si raddoppieranno in conseguenza dell’annuncio fatto dal presidente della Regione Vito de Filippo circa l’aumento della produzione di greggio del cosidetto “hub petrolifero” che da 80.000 barile/giorno arriveranno ad oltre 175.000 barili/giorno.
Proprio ieri la notizia é rimbalzata nell’aula consiliare di via Anzio dove si discuteva- ironia della sorte – sul nuovo accordo tra Governo, compagnie petrolifere e Regione Basilicata, al momento tenuto segreto ai cittadini lucani, nonostante l’importanza del tema soprattutto per gli impatti negativi sull’ambiente e la salute umana. E’ per questo motivo che di gran carriera stamattina il presidente De Filippo ha annunciato una commissione d’inchiesta regionale che dovrà appurare la verità sui casi di intossicazione che si sono verificati nei pressi dell’impianto. “Il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo ha annunciato – fanno sapere dall’Ufficio Stampa di Via Anzio – in merito la costituzione di una commissione di inchiesta interna alla Regione Basilicata con il compito di appurare la verità sui casi di intossicazione che si sono verificati ad alcuni lavoratori che operavano nei pressi del Centro Oli di Viggiano. Il comitato, che sarà costituito da esponenti dei dipartimenti Ambiente e Salute, oltre ad acquisire tutti i dati di monitoraggi fatti da organismi terzi attivi in quel comprensorio, chiederà anche all’Eni di fornire tutti i dati sul funzionamento del Centro oli negli ultimi giorni. Ma già ENI si é premurata ribadire essere tutt’apposto. Gli esiti della commissione saranno scontati?

mercoledì 30 marzo 2011

CENTRALI A BIOMASSE, LA PEGGIORE SCELTA - GRAZIE PER AVERCELA REGALATA!


SEGUE IL TESTO INTEGRALE CHE IL PROF. FEDERICO VALERIO HA INVIATO AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
I numeri parlano chiaro, bruciare biomasse per produrre elettricità è la peggiore scelta che possiamo fare se si vuole mantenere buona la qualità dell'aria che respiriamo. Non fa eccezione la centrale alimentata a cippato di legno e sansa disoleata che entrerà in funzione a Lanciano.
In base alle dichiarazioni della ditta che ha realizzato l'impianto, in ogni metro cubo di fumi emessi ci saranno 18 milligrammi di polveri e 300 milligrammi di ossidi di azoto. Nei fumi di una centrale elettrica alimentata a metano gli inquinanti sono presenti a concentrazioni nettamente inferiori: le polveri, in un metro cubo di fumi, sono inferiori a 0,6 milligrammi e gli ossidi di azoto sono compresi tra 30 e 50 milligrammi.
Quindi, affermare che le biomasse sono una fonte di energia "pulita" è falso. Le biomasse inquinano molto di più del metano e in alcuni casi di più del carbone e il motivo è banale: le biomasse hanno un basso potere calorifico e, come solidi, bruciano male, rispetto ad un combustibile gassoso come il metano.
Se poi il confronto con i diversi combustibili disponibili si fa tra la quantità di inquinanti immessi in atmosfera a parità di energia utile prodotta, il bilancio ambientale delle biomasse legnose peggiora ancora di più, in quanto parte del calore deve essere utilizzato per essiccare il cippato e parte dell'energia elettrica serve per sminuzzare il legno da immettere in caldaia; inoltre, nell'impianto di Lanciano, gran parte del calore residuale alla produzione di energia elettrica sarà letteralmente buttato all'aria, invece di essere utilizzato per il teleriscaldamento e il tele raffreddamento.
Il motivo di questo enorme spreco (tra il 60 e il 70% del potere calorifico della biomassa bruciata non è utilizzato) è dovuto al fatto che gli incentivi pubblici ricavati dalle tasse sulle bollette elettriche di tutti gli Italiani, sono dati solo alla produzione di elettricità.
Pertanto, un giudizio oggettivo della situazione che si è venuta a creare, con la scelta di incentivare la combustione delle biomasse, è che chi, pur rispettando i limiti di legge, contribuisce ad un peggioramento della qualità dell'aria intorno a questi impianti, evento evitabile ricorrendo al metano, riceve lauti contributi di danaro pubblico.
Formalmente gli incentivi sono giustificati dalla comune percezione che, bruciando legna, sia neutro il bilancio di anidride carbonica, gas innocuo ma che contribuisce al riscaldamento del Pianeta. Questo significa che si ritiene che quando un albero viene bruciato si restituisca all'atmosfera l'anidride carbonica che l'albero aveva assorbito dall'atmosfera e fissato, sotto forma di cellulosa, nel suo fusto.
Questo bilancio è vero, quando un albero naturalmente muore e lentamente si degrada; non è più vero quando gli alberi sono usati a scopo energetico, in quanto bisogna piantarli, tagliarli, liberarli dai rami, trasportarli alle segherie e di qui alla centrale, operazioni che sono fatte utilizzando combustibili fossili che bruciati producono anidride carbonica fossile. Altro combustibile fossile è anche utilizzato per trasportare le ceneri in discarica.
Inoltre, alcuni studi hanno verificato che nei fumi prodotti dalla combustione della legna è presente anche metano, probabile sotto prodotto della combustione, e il metano ha un potere clima-alterante, dieci volte superiore all'anidride carbonica e le piante per crescere non hanno utilizzato il metano.
Infine, nel caso specifico di Lanciano, la sansa disoleata che si vuole bruciare contiene anche tracce di esano, solvente usato per estrarre l'olio, e questo idrocarburo fossile, che può essere presente nella sansa fino al 30 % in peso, una volta bruciato produce nuova anidride carbonica fossile, destinata ad aumentare la concentrazione di questo gas nell'atmosfera del nostro Pianeta. E anche questo inquinamento è incentivato con danaro "preso dalle tasche dei cittadini".

dr. Federico Valerio
direttore Servizio Chimica Ambientale
Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro.Genova

lunedì 28 marzo 2011

CHI E' IL SINDACO PIU' ONESTO E LUNGIMIRANTE QUELLO DI TREGLIO O QUELLO DI BUSSI? CHI STA PERSEGUENDO GLI INTERESSI DEI CITTADINI TRA I DUE?



Bussi boccia la centrale a biomasse
Chella: rischio per l'ambiente. La Tirino: porteremo occupazione altrove
di Walter Teti BUSSI SUL TIRINO. Il consiglio comunale di Bussi esprime parere contrario all'insediamento di centrali a biomasse per la produzione di energia elettrica sul proprio territorio e di fatto boccia il progetto presentato dalla Tirino srl. La proposta era stata inoltrata con una Dia e aveva ricevuto già il diniego del dirigente dell'ufficio tecnico comunale.

La Tirino denuncia «l'ostilità dell'amministrazione» e decide di presentare il progetto in altri centri della Val Pescara. L'argomento ha suscitato non poche polemiche in paese e innescato una disputa fra la società proponente e il sindaco Marcello Chella. La Tirino, di cui è titolare Piero Salvatore, ha ritenuto di proporre la realizzazione della centrale con la procedura della Denuncia di inizio attività, prevista dalle normative. Entro un mese dalla consegna, l'ufficio tecnico deve esprimere il parere di accoglimento o diniego, verificando la compatibilità degli elaborati progettuali con le norme tecniche del Prg. In assenza di risposta, il progetto si ritiene accettato e si può dare inizio ai lavori.

«Con questo progetto», spiega Salvatore, «volevamo riattivare un sito dismesso nell'area artigianale di nostra proprietà, consentendo così anche al paese un rilancio dal punto di vista lavorativo e occupazionale. L'impianto avrebbe impiegato 12 operai e manodopera indiretta con cinque addetti, oltre a una cooperativa che avrebbe dovuto raccogliere il combustile della centrale, come il triturato di legna secca. Dunque non Cdr (Combustibile da rifiuto) e non rifiuti», sottolinea il manager. «Questo consente alla centrale emissioni non pericolose. Il nostro sarebbe stato un investimeno da 5 milioni di euro».

Il sindaco, dal canto suo, avrebbe voluto esaminare la proposta progettuale in sede istituzionale, poiché introdurre una centrale di cogenerazione a biomasse avrebbe comportato possibili rischi per la vocazione turistica e ambientalistica di Bussi, un paese che solo da poco sta uscendo dal generale inquinamento ambientale.

«La procedura Dia ha estromesso il consiglio comunale da ogni decisione in merito», rimarca Chella, «L'ufficio tecnico ha opposto dei rilievi di merito, bocciando il progetto e l'amministrazione, con un consiglio straordinario, ha ribadito la volontà della salvaguardia della vocazione naturalistica del territorio, dichiarando l'indisponibilità a ospitare inceneritori, termovalorizzatori e impianti a biomasse».
zoom

sabato 26 marzo 2011

RISPOSTA A CONFINDUSTRIA ABRUZZO E AI LORO AMICI SINDACALISTI, CGIL ESCLUSA




Stiamo assistendo da qualche tempo ad una controffensiva mediatica da
parte della locale Confindustria a proposito delle trivellazioni per
la ricerca e l’estrazione degli idrocarburi in Abruzzo. In questa
campagna propagandistica la Confindustria spara la prima balla, e
cioè che in detto settore lavorerebbero in Abruzzo seimila persone:
da una nostra ricerca emerge che gli abruzzesi che lavorano
nell’industria petrolifera in Abruzzo sono poche centinaia, poiché
la maggior parte lavora in altre regioni o all’estero; ci sono
inoltre un centinaio di stranieri.
La Confindustria promette poi grandi investimenti nel settore, capaci
di creare migliaia di posti di lavoro. Sono assolute bugie.
Nell’industria petrolifera i posti di lavoro sono sempre molto
pochi, al contrario, molti, e questa volta sul serio, sono quelli che
tale tipo di industria distrugge (nell’agricoltura e nel turismo):
si veda ad esempio quel che è accaduto in Basilicata e in Sicilia.
Nondimeno tali promesse, in un tempo di grave crisi occupazionale,
trovano orecchie sensibili in sindacati come la Cisl, la Uil e la Ugl
(ma non la Cgil, che si è schierata nettamente contro la
petrolizzazione della nostra terra).

Ormai sono noti i dati sulle centinaia di pozzi scavati negli anni per
l’estrazione di idrocarburi in terra e nel mare d’Abruzzo e
perciò non li ripeteremo. Vogliamo solo ricordare che il petrolio
abruzzese è molto scadente ed intriso di zolfo e perciò ha bisogno
di una prima lavorazione in loco, la desolforazione, nel corso della
quale viene immesso nell’atmosfera, oltre ad una quantità di
inquinanti cancerogeni e mutageni, anche un veleno potentissimo,
l’idrogeno solforato, il cui limite di tollerabilità è, per la
legge italiana ispirata dai petrolieri, 6 mila volte più del limite
posto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La Confindustria parla della ricchezza sotto la nostra terra che non
possiamo permetterci di lasciare inutilizzata: ma dimenticano di dire
che essa apparterrà alle industrie che avranno la concessione, che
sono piccole società straniere con scarsi o scarsissimi capitali (non
oso pensare che cosa accadrebbe in caso di incidenti !), in cambio del
pagamento allo Stato di percentuali miserabili, le cosiddette
royalties, che in Italia sono le più basse del mondo, e cioè il 7%
del petrolio estratto a terra e il 4% di quello estratto in mare (in
Libia, ad esempio, sono del 90%). La verità è che non c’è alcun
interesse della collettività a consentire l’estrazione del petrolio
nella Regione Verde d’Europa, ma anzi c’è un interesse di tutta
la società abruzzese a impedire questo scempio.

La posizione della Confindustria si spiega con la difesa a oltranza di
interessi particolari, come quello di qualche importante associato che
vuole fare affari con la sua attività di movimento merci nel porto o
che si ripromette grossi guadagni dalla trasformazione dell’approdo
di Ortona in terminal petrolifero.

Infine va rammentata la situazione che si verrebbe a creare in Val di
Sangro ove fossero realizzati dalla società americana Forrest, i
pozzi per l’estrazione del gas con annessa raffineria, poco a valle
della diga di Bomba, gli stessi pozzi che l’AGIP, inizialmente
titolare della concessione, rinunciò a realizzare adducendo che la
prevedibile subsidenza, in un’area geologicamente instabile perché
investita da numerose frane, e ai piedi di una diga di terra, avrebbe
potuto costituire un grave pericolo, che poteva essere scongiurato in
un solo modo: svuotando completamente il lago degli 80 milioni di
metri cubi di acqua che lo riempiono. Orbene, poiché l’abbassamento
del suolo si è verificato ovunque in Italia sono state fatte
estrazioni di idrocarburi ( in modo vistoso ad es. a Ravenna, dove
ogni anno per questo motivo sono costretti a rifare parte della rete
fognaria), è altamente probabile che, nel nostro caso, ne possa
risultare destabilizzata la diga. Se ciò avvenisse, come ci potremmo
liberare di quella enorme massa di acqua? Ce la beviamo?

E’ appena il caso di ricordare che nel nostro Paese le tragedie
sono quasi sempre annunciate e che in questa valle vivono 15 mila
abitanti e vi sono fabbriche che danno lavoro a circa 13 mila operai.
Bisogna riaffermare una verità: l’Abruzzo ha scelto da alcuni
decenni un tipo di sviluppo fondato sull’industria manifatturiera,
sulla preservazione dell’ambiente con la creazione dei parchi che
coprono oltre il 30% del suo territorio (ed anzi altri parchi reclama,
come quello della Costa Teatina, che dovrà essere attraversato da 40
km di pista ciclabile che si snoderà lungo la vecchia area di risulta
della ferrovia), sul turismo e su un’agricoltura volta a immettere
sul mercato prodotti d’eccellenza.

Si illude chi pensa che le popolazioni di questa terra possano
tornare indietro rispetto a queste scelte ed accettare un destino di
regione mineraria petrolifera, così come vuole la Legge Obiettivo del
2008. Oggi come ieri contro la Sangro Chimica, gli abruzzesi sapranno
marciare compatti contro questa prospettiva. E prima se ne renderanno
conto la Confindustria e le forze politiche abruzzesi e meglio sarà
per tutti.

Per tali motivi la battaglia contro la deriva petrolifera, frutto di
una scelta dissennata del governo, è destinata a divenire sempre più
intensa e a coagulare una partecipazione sempre più ampia. Vedrete
che alla fine vinceremo. Anzi, stiamo già vincendo.

Che altro significa l’arretramento delle piattaforme fino a cinque
miglia se non un parziale riconoscimento della giustezza della nostra
lotta ? E che altro significa la sospensione, almeno per ora, del
Centro Oli, o la legge regionale abruzzese che ha tentato di
reintrodurre il meccanismo dell’intesa stato-regione, o la proposta
di una legge da parte della Regione al Parlamento per vietare
qualsiasi trivellazione nell’Adriatico ?

E che altro significa il fatto che Nuovo Senso Civico e
l’Associazione difesa beni comuni hanno raccolto in tutto
l’Abruzzo ben 50 mila firme, con cui si apprestano a inondare
Regione e Governo?